Il MAR – Museo d’Arte di Ravenna apre dal 25 settembre 2021 una mostra dal titolo Un’Epopea Pop, è il terzo capitolo del programma espositivo “Dante. Gli occhi e la mente”. Ad evocare ancor più le parole del sommo poeta un’opera di Tresoldi sarà allestita nel chiostro.
Si tratta di un’opera precedentemente realizzata dall’artista nel 2016, Sacral e per l’occasione ricollocata all’interno del museo. La decisione della curatrice Giorgia Salerno di ospitare una delle tante cattedrali in rete metallica di Edoardo Tresoldi viene dall’esigenza di dar vita al passo di Dante in cui egli narra del Castello degli Spiriti Magni o anche detto Il Nobile Castello.
"Colà diritto, sovra ’l verde smalto,
mi fuor mostrati li spiriti magni,
che del vedere in me stesso m’essalto."
Dante Alighieri, Divina Commedia, canto V, vv. 118-120
È il luogo dove risiedevano per Dante le anime di coloro che ebbero fama e gloria sulla terra, sono poeti, filosofi, scienziati e scrittori; onorevoli per la loro moralità ma destinati alla sofferenza in quanto privi di virtù teologali: fede, speranza e carità.
L’intenzione è quella di avvolgere il visitatore in un’azione totalizzante di comprensione del percorso espositivo, dove il luogo stesso si lega alla narrazione dantesca, anticamente il museo era infatti la sede del monastero dei canonici di Santa Maria in Porto, il cui culto della Madonna Greca viene citato nel Paradiso. Tresoldi ha dichiarato infatti:
“Un’immagine archetipica è in grado di far dialogare passato e presente attraverso un linguaggio costituito da significati che tornano nel tempo. All’interno del chiostro cinquecentesco del MAR, Sacral si presenta come il ricordo di un luogo già incontrato, un’immagine familiare che introduce il visitatore al percorso dantesco."
La volontà dell’artista di riconnettere passato e presente attraverso la fibra inconsumabile ma allo stesso tempo così eterea è evidente in ogni sua opera; nominato tra gli artisti più influenti nel 2017 da Forbes ed affermatosi con la ricostruzione metallica per la Basilica paleocristiana di Siponto.
Imprescindibile il rapporto con il contesto stesso in cui le opere vengono realizzate, vi è infatti un osmotico e vicendevole ridefinirsi degli spazi e di coloro che li osservano, oltre che la possibilità di osservare quello che furono gli edifici di cui restano solo tracce al suolo.
Nel percorso espositivo vero e proprio si snodano poi i temi propriamente danteschi quali il viaggio, le anime, la luce, il sogno ai quali viene associato un’artista che rivisita in un’ottica contemporanea lo stesso tema.
Le Corbusier è stato un architetto, urbanista, pittore e designer svizzero naturalizzato francese, una tra le figure più influenti della storia dell'architettura contemporanea, spesso ricordato come maestro del Movimento Moderno e pioniere nell'uso del calcestruzzo armato per l'architettura, è stato anche uno dei padri dell'urbanistica contemporanea. L’ultima opera realizzata dal grande architetto Le Corbusier è un padiglione in riva al Lago di Zurigo che è stato aperto al pubblico l'11 maggio dopo un accurato restauro.
Il Pavillon Le Corbusier nacque grazie all'iniziativa e alla grande dedizione dell'interior designer e gallerista Heidi Weber che ottenne dalla città di Zurigo i diritti di costruzione per cinquant'anni e guidò la realizzazione con pazienza e perseveranza nonostante molte difficoltà. I lavori per la costruzione iniziarono nel 1964, ma si fermarono con la morte di Le Corbusier nell'agosto del 1965. Successivamente, fu creato un nuovo gruppo di progetto per completare con successo l'edificio. Il padiglione fu inaugurato nel 1967 come ultimo progetto di Le Corbusier.
Il restauro è stato in gran parte finanziato dalla Denkmalpflege e dalla Città, è stato affidato agli architetti Arthur Rüegg e Silvio Schmed, esperti in conservazione dell’architettura del XX secolo e fini conoscitori dell’opera di Le Corbusier, affiancati da esperti internazionali. L’obiettivo primario da subito è stato conservare l’opera così come è arrivata fino ai nostri giorni e adeguarla alle attuali esigenze espositive. Due i punti fermi da cui si è partiti: adattare i tempi di apertura del padiglione alle sue prestazioni (limitando l’apertura ai mesi caldi è stata drasticamente ridotta l’entità degli interventi volti a controllare il comfort interno) e non richiedere l’adeguamento ai regolamenti edilizi attuali (senza tale deroga l’edificio sarebbe stato sfigurato dall’aggiunta di uscite di sicurezza, dalla messa a norma dei parapetti, ecc.).
Il primo problema grave che si è riscontrato in cantiere è stata la presenza di PCB (policlorobifenili) nella pittura (non più originaria) della copertura. Operai con maschere d’ossigeno hanno rimosso i contaminanti per decapaggio e hanno ridipinto le superfici metalliche con i colori brillanti d’origine desunti da documenti d’epoca, All’interno di uno speciale ponteggio in depressione.
Per assicurare le condizioni climatiche necessarie alla funzione espositiva del Padiglione, si è deciso di concentrare le trasformazioni al piano interrato. La vasca di cemento armato su cui poggia l’edificio aveva subito negli anni diverse infiltrazioni d’acqua e andava risanata; inoltre l’interrato era l’unico spazio dove era possibile assicurare un clima controllato per le esposizioni limitando interventi invasivi; infine questo piano era stato in gran parte definito da Weber, poiché Le Corbusier non lo riteneva necessario. Così le lastre d’ardesia del pavimento d’origine sono state delicatamente deposte e rimesse in opera dopo aver risanato il cemento armato, inserito nuovi impianti e sostituito il sistema di riscaldamento a serpentine fuori uso dagli anni ’80. Unito ad un dispositivo di riscaldamento ad aria, il nuovo impianto a pavimento garantisce un’umidità relativa di 55-60%, adatta per l’allestimento di opere d’arte.
Gli elementi metallici corrosi della struttura e dei tamponamenti sono stati tagliati e reintegrati con un accurato lavoro di manutenzione. I giunti in neoprene che assicuravano la tenuta dei pannelli d’involucro sono stati conservati quando possibile, mentre quelli che avevano perso elasticità sono stati sostituiti con nuovi giunti in silicone fedelmente riprodotti. Sulle facciate est e nord sono state mantenute le lastre di vetro esistenti, alcune d’origine, altre già sostituite da Weber nel corso degli anni e conservate come testimonianza,mentre sulla facciata sud, più esposta, dove Weber aveva aggiunto pellicole protettive contro i raggi ultravioletti, le lastre sono state sostituite da vetri isolanti che riducono l’assorbimento di raggi solari. Poiché i vetri esistenti e quelli nuovi sono disposti su prospetti diversi e mai accostati, le differenze non sono leggibili se non all’occhio dell’esperto. Il pavimento in gomma bolli della Pirelli, fuori produzione e che all’esterno aveva subito diverse infiltrazioni, è stato sostituito con un materiale identico alla vista prodotto nei Paesi Bassi.
Riaperto nel maggio 2019 dopo due anni di lavori, oggi il Padiglione è gestito dal Museum für Gestaltung che organizzerà ogni anno una mostra temporanea. La prima, intitolata “Mon Univers” e curata da Arthur Rüegg e Christian Brändle (fino a novembre 2019), permette di scoprire la varietà degli immaginari di Le Corbusier e dei suoi oggetti d’ispirazione.
"L'architettura è un fatto d'arte, un fenomeno che suscita emozione, al di fuori dei problemi di costruzione, al di là di essi. La Costruzione è per tener su: l'Architettura è per commuovere." Le Corbusier
L’ENEA continua a promuovere interessanti progetti finalizzati alla conservazione e al restauro di beni storico-artistici, con uno sguardo particolare nei riguardi di quelli dell’area romana, tramite l’ausilio di tecnologie sempre più all’avanguardia: sensori hi-tech per monitorare gli effetti di smog e traffico sulle Mura Aureliane, ma anche indagini laser per il restauro di Palazzo Chigi ad Ariccia. Tutte queste iniziative fanno parte del Centro di eccellenza del Distretto tecnologico per i beni e le Attività Culturali del Lazio finanziato dalla Regione con 6 milioni di euro e a cui hanno aderito tutte le università pubbliche del Lazio (La Sapienza, in qualità di capofila, Tor Vergata, Roma Tre, Tuscia, Cassino e Lazio Meridionale) e gli enti di ricerca CNR, ENEA e INFN, per un totale di 800 ricercatori con esperienza nel settore dei beni culturali, 400 tra assegnisti, contrattisti e post-doc e vari spin-off.
ADAMO (Analisi, DiagnosticA e MOnitoraggio) prevede una collaborazione diretta con le aziende del settore e il trasferimento delle più sofisticate tecnologie per il patrimonio storico sviluppate dall’Agenzia e dai sette partner del progetto come CNR, INFN, le tre università pubbliche di Roma “La Sapienza”, Tor Vergata e Roma 3 e quella della Tuscia. ADAMO prevede una serie di attività di analisi, verifica e restauro da svolgere presso siti specifici: Mura Aureliane; Parco Archeologico di Centocelle (con Villa della Piscina); Palazzo Vescovile di Frascati; Villa Mondragone di Monte Porzio Catone; Palazzo Chigi di Ariccia.
Per ogni sito sono già stati individuati gli interventi e le tecnologie da mettere in campo, ad esempio: sulle Mura Aureliane, nel tratto in prossimità di Porta San Sebastiano verranno posizionati sensori hi-tech per monitorare gli effetti prodotti sulla struttura di traffico ed eventi naturali come i terremoti, ma anche di temperatura e umidità; nel Parco archeologico di Centocelle, ricercatori, archeologi e restauratori lavoreranno insieme per ricostruire la storia di Villa della Piscina e la cronologia delle diverse fasi costruttive; a Palazzo Vescovile di Frascati sarà verificato lo stato di conservazione degli affreschi e dei dipinti murali come a Villa Mondragone di Monte Porzio Catone, dove oltre ai dipinti, le tecnologie scandaglieranno le condizioni di salute delle fontane; a Palazzo Chigi di Ariccia le indagini hi-tech permetteranno di studiare reperti unici, come arredi e decorazioni in cuoio da parete, oltre a preziose tele e busti marmorei presenti negli storici appartamenti al piano nobile.
“Finora abbiamo individuato sei diversi siti storici all’interno della città metropolitana di Roma, ponendo particolare attenzione a quel patrimonio culturale che non rientra nei tradizionali circuiti turistici. Questi luoghi, sui quali verrà effettuata anche un’analisi di tipo storico e socio-economico, rappresenteranno un banco di prova per le nostre tecnologie ma anche un’opportunità di incontro e di collaborazione con le aziende e i professionisti del settore, come archeologi e restauratori”, commenta Roberta Fantoni, responsabile della Divisione ENEA “Tecnologie fisiche per la sicurezza e la salute”.
Fluorescenza indotta da laser nell’ultravioletto e spettroscopia Raman, rispettivamente basate sui fenomeni di fluorescenza e diffusione, sono solo alcune delle tecnologie, messe a servizio dell’arte, per l’ottenimento di preziose informazioni: sui materiali, sullo stato di conservazione, su eventuali tracce di restauro passato. Tutte tecnologie che vengono valorizzate dal fatto di non compromettere l’opera oggetto di studio.
Tutte le attività di ENEA, in particolare quelle relative ai beni storici, si basano su un concetto preciso: prendere coscienza dell’importanza della valorizzazione, della tutela e della conservazione dei beni affinché possano essere tramandati al mondo e alle generazioni future.
Oltre al progetto ADAMO, di cui ENEA è coordinatore, l’Agenzia parteciperà a “SISMI” sulle tecnologie per il miglioramento della sicurezza e la ricostruzione dei centri storici in area sismica e a “ECODIGIT” per la creazione di un ecosistema digitale che permetta la fruizione e la valorizzazione dei beni e delle attività culturali.
Le fontane accompagnano da sempre la storia dell’umanità, esercitando prima uno scopo funzionale di approvvigionamento dell’acqua e poi, sempre più, un ruolo preponderante nel decoro urbano e in architettura. Queste architetture hanno il loro punto debole nella tenuta all’acqua, campo in cui Triflex, azienda specialista europea leader nel settore degli impermeabilizzanti liquidi e delle plastiche a freddo, ha sviluppato una vasta esperienza sia in fase di costruzione che di manutenzione e ripristino delle stesse.
I prodotti Triflex sono stati scelti per il restauro delle fontane della Reggia di Versailles, del quartier generale Smeg a Guastalla e del Planetario di Amburgo, proprio per le loro alte prestazioni: tempi d'indurimento brevi, una superficie finale senza giunti e saldature, resistenza all'idrolisi, possibilità di posa su vecchie impermeabilizzazioni senza la necessità di demolire la struttura. Le soluzioni Triflex si rivelano ideali in quanto, grazie alla loro forma liquida, riescono ad adattarsi perfettamente a qualsiasi disegno architettonico, andando ad impermeabilizzare anche i dettagli più minuti e complessi e rendendo semplice ed immediato qualsiasi intervento futuro di manutenzione.
Triflex ProTect è un sistema d'impermeabilizzazione liquido ad alte prestazioni: tempi di indurimento brevissimi, una superficie finale senza giunti e saldature e resistenza all’idrolisi lo rendono perfetto per l'utilizzo su superfici con presenza di acqua per lungo tempo, come appunto le fontane decorative. La possibilità di posa su vecchie impermeabilizzazioni senza la necessità di demolire la struttura preesistente garantisce grandi benefici a livello di tempo e di costi. Questo principio caratterizzante è fondamentale nel momento in cui l’intervento deve essere effettuato su monumenti di una così alta valenza storica, dando la possibilità di agire sulla struttura senza apportare modifiche invasive.
Triflex ProDetail è invece l’alleato ideale per impermeabilizzare dei dettagli minuti e complessi così come giunti stretti e difficili.
Il restauro completo delle fontane della Reggia di Versailles è stato deciso nel più ampio contesto del restauro dell’intera Reggia, ad opera dell’architetto Pierre André Lablaude, capo del dipartimento Monumenti Storici, impegnato nella tutela degli edifici storici francesi. A causa della natura e della complessità di questa infrastruttura, è stato necessario uno studio accurato, a cui si sono susseguiti una serie di test volti a valutare come le differenti tipologie di prodotti rispondevano alle differenti condizioni atmosferiche delle architetture d’acqua. La scelta finale è ricaduta sui sistemi Triflex ProTect e Triflex ProDetail.
Nel planetario di Amburgo, ogni anno, oltre 300.000 visitatori intraprendono un viaggio alla scoperta del cosmo. Ad attenderli davanti all’edificio una gigantesca fontana, realizzata nel 1916 dall’architetto Oskar Menzel. Con una superficie totale di 1.700 mq, la fontana incanta i visitatori con giochi d’acqua, creati da un sistema di piani a cascata. L'acqua scorre su tre piccoli bacini in due grandi vasche principali. Il grande afflusso di turisti rende indispensabile un’ottima capacità di carico meccanico sia dei bordi che del fondo delle vasche. In estate infatti i visitatori sostano sui bordi della fontana mentre in inverno, quando l’acqua delle vasche ghiaccia per le basse temperature, queste vengono adibite a pista di pattinaggio. Prima dell'inizio dei lavori di ristrutturazione, le piscine erano in pessime condizioni. La guarnizione bituminosa del substrato in calcestruzzo era ormai presente solo in piccole zone del fondo e grandi quantità di acqua si erano infiltrate nel seminterrato sottostante. Grazie a Triflex ProDetail la struttura è stata ripristinata per garantire una tenuta ottimale in tutte le stagioni.
La sede del quartier generale SMEG a Guastalla nella provincia di Reggio Emilia nata da un'idea dell'architetto Guido Canali, come espressione della relazione virtuosistica esistente tra industria, architettura e natura. L’architetto ha progettato l’edificio (per il quale ha ricevuto nel 2006 la menzione d'onore del premio "Medaglia d'oro per il Architettura italiana "della Triennale di Milano) basandosi sulla profonda convinzione che l'architettura dovrebbe adattarsi all’ambiente circostante senza creare uno squilibrio con lo stesso. L’edificio, a un piano, ha generose vetrate che si riflettono nello specchio d’acqua che lo circonda e lo separa dall’area verde circostante. È proprio per il risanamento della fontana che entrano in gioco i sistemi Triflex ProTect e ProDetail. Il bacino, originariamente realizzato in cemento sigillato con vernice epossidica, nel tempo si è danneggiato, provocando notevoli infiltrazioni di acqua. Si è così optato per le alte prestazioni dei sistemi di impermeabilizzazione liquida Triflex, molto più elastici rispetto al bituminoso precedente.
ENEA sperimenta il sistema per determinare i beni culturali più fragili per metterli in sicurezza prima che la scossa si verifichi
Prevedere il comportamento degli edifici prima di un terremoto oggi si può grazie al “moto magnificato”, tecnologia innovativa utilizzata da ENEA per la prima volta al mondo sul patrimonio culturale.
Il sistema, sviluppato per la prima volta dal MIT di Boston per applicazioni in campo della security e medicali, basa il suo funzionamento sull’amplificazione dei piccoli movimenti presenti nei video delle vibrazioni indotte dai micro terremoti naturali (vento, traffico, vibrazioni) in modo da render ben visibili li spostamenti subiti dall’oggetto analizzato con un dettaglio di pochi millesimi di millimetro.
La tecnologia è stata utilizzata da ENEA in combinazione con le tavole vibranti del Centro ricerche Casaccia e con il sistema 3DVision di acquisizione dei dati. Il monitoraggio per la prevenzione sismica del patrimonio culturale è condotto mediante test sul campo che individuano porzioni strutturali a rischio crollo o distacco, e in laboratorio per sperimentare tecnologie di miglioramento sismico, di rinforzo strutturale del patrimonio edilizio e di conservazione dei beni culturali.
Il ricercatore ENEA Vincenzo Fioriti spiega: “All’ENEA siamo in grado di abbinare a questa tecnologia, l’analisi quantitativa dei valori di frequenza, ottenendo una vera e propria diagnosi strutturale dell’elemento analizzato. In pratica l’analisi visiva dei video di moto magnificato suggerisce quali parti dell’edificio si muovono in modo più evidente quando sono sollecitate da deboli vibrazioni generate dal traffico, dal vento, da un treno e così via. Il grado di amplificazione dipende dal rumore presente nel video digitale da magnificare, cioè dai moti relativi tra i pixel dei filmati e dal numero di frame per secondo”.
“Grazie a questa tecnologia innovativa l’ENEA è in grado di programmare gli interventi preventivi sulle porzioni di muratura maggiormente degradate prima dell’evento sismico e proporre un’offerta tecnologica e diagnostica unica al mondo nei progetti PON e Horizon 2020, nei settori della prevenzione e sicurezza sismica”, sottolinea Gerardo De Canio del laboratorio “Tecnologie per la dinamica delle strutture e la prevenzione del rischio sismico e idrogeologico” dell’ENEA. “Siamo infatti in grado di effettuare il monitoraggio delle vibrazioni ambientali e l’identificazione dinamica dei monumenti, di condurre indagini ‘non distruttive’ sui materiali strutturali, ma anche di adottare tecniche integrate che prevedono il confronto tra moto magnificato ed immagini termografiche e tra risultati di tomografia sonica e prove meccaniche”.